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Nell'epoca delle neuroscienze, è ancora possibile che gli studi sul Linguaggio tengano conto di convenzioni e regole linguistiche? Il rifiuto dell'ignoto e la mitizzazione delle convenzioni linguistiche, spesso, si fondano integralmente sull' istanza della semantica dell'oblio. Se non si è disposti ad ammetterlo, cosa si può dire di Proust, il quale, attraverso le pagine de La Recherche, ci mette a parte dei propri disagi di natura nevrotico-ossessiva, tanto da denunciarsi incapace di scrivere un'opera narrativa di senso compiuto? Allo stesso modo in cui, nel sogno, ciascuno di noi fa "esperienza" della propria identità originaria, benché ciò avvenga per spostamenti di significati ed elaborazioni secondarie, così nella scrittura, l'Io scrivente si scompone nei volti di protagonisti e deuteragonisti e si ricompone, a poco a poco, nel climax finale. Dire "è rosso" non è lo stesso che dire "mi sembra rosso". Un cervello dice le stesse cose che direbbe una macchina, se sostituita ad esso?